Operante già dagli anni ’90, La Città del Sole nel tempo ha dato voce a prestigiosi intellettuali, giovani ricercatori e studiosi pubblicandone le opere e i saggi. Ha collaborato con enti culturali e università italiane e straniere soprattutto nel campo della filosofia, della storia, della politica, dell’economia e, allo scopo di offrire ai lettori opere utili per la comprensione, lo studio e la formazione, ha riproposto testi fondamentali del pensiero critico. Pur continuando questo impegno, oggi si apre alle proposte di coloro che, in ogni campo, esprimono il loro impegno intellettuale, sociale, consentendone il contributo al dibattito, al confronto delle opinioni e delle esperienze.
Per la ripresa del pensiero critico
Questa straordinaria esperienza di impegno culturale e politico nasce nel 1970, al culmine di quella stagione esaltante di lotte che aveva attraversato nel decennio precedente l’intero pianeta, sia i paesi che andavano affrancandosi dal dominio coloniale, sia le metropoli dell’imperialismo e, tra queste, l’Italia. Le speranze, gli sforzi, le difficoltà, le intuizioni, gli errori, le vittorie e le sconfitte di quegli anni trovarono, tra gli altri, uno strumento – ahimé, anch’esso insufficiente! – di dibattito nelle “Edizioni di Cultura Operaia”, un’esperienza che crebbe e resistette finché restarono in campo quelle speranze e quelle lotte che l’avevano generata.
L’immaturità delle condizioni oggettive, l’inadeguatezza teorica e politica delle forze del cambiamento, l’ingenuità e la disperazione di alcuni, l’azione spietata delle forze di repressione e la complice deriva revisionista e opportunista che manteneva la propria egemonia sulle forze sociali del cambiamento, portarono alla sconfitta e ad un intero ventennio di resistenza, di silenzio e di riflessione durante il quale giunse a maturazione il groviglio delle contraddizioni dei decenni precedenti.
Alla fine degli anni ’80 del XX Secolo vennero introdotte nel ciclo di produzione nuove straordinarie conoscenze umane che determinarono – direttamente o indirettamente – epocali e, spesso, devastanti cambiamenti in ogni ambito: l’inizio della “mondializzazione” preannunciava in modi iniqui e contraddittori un’epoca di ulteriori trasformazioni ancora più straordinarie che lasciavano già intravvedere ancora più acute crisi anche, però, come possibile travaglio del nuovo.
Chi non si rassegnava e credeva in questa prospettiva doveva ripartire dalla realtà completamente devastata e desertificata della cultura, della politica, delle loro forme organizzative, e doveva orgogliosamente e tenacemente ricostruire la sua identità, ridefinire il proprio orizzonte politico con i suoi percorsi concreti, darsi gli strumenti necessari all’immane compito.
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In questo slancio di rinnovata caparbietà nacquero le “Edizioni Laboratorio politico” per portare un contributo concreto a questo sforzo di recupero e di ricerca, dichiaratamente orientate dalla concezione materialistica e dialettica della natura e della storia.
La sconfitta aveva indotto alla rinuncia quasi completa organismi e intellettuali della tradizione marxista a continuare o riprendere questa lotta e la residua capacità di resistenza che sembrava permanere in altre correnti del pensiero critico rendevano il compito meno lineare ed estremamente arduo. Intanto sparivano o si corrompevano definitivamente strutture culturali e strumenti editoriali che avevano avuto un ruolo decisivo nel costruire l’egemonia culturale e il potenziale politico del pensiero critico marxista nei decenni precedenti. Quest’ulteriore mutazione e il degrado che si aggiungeva così da una situazione già disperante, imponevano una risposta vigorosa, improntata al massimo rigore teorico e metodologico, ma capace anche di straordinaria flessibilità, capace di raccogliere l’eredità – almeno in campo editoriale del passato e di collegare utilmente tra loro i permanenti sforzi di coerente critica dell’esistente.
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Le “Edizioni Laboratorio politico” si trasformarono così, nel 1993, nelle “Edizioni La Città del Sole” con l’obbiettivo di dar voce e visibilità alla produzione culturale – anche e soprattutto di giovani ricercatori e studiosi – che, pur validissima sul piano scientifico, trovava e trova difficilmente sbocchi e accoglienza nei cataloghi di una editoria condizionata o subordinata alle logiche di mercato dell’industria culturale, che soffoca e disperde le energie e i risultati scientifici che non obbediscono ad una logica di profitto.
In poco più di venti anni sono stati pubblicati centinaia di saggi e di opere particolarmente meritevoli di tanti prestigiosi intellettuali, ma anche di moltissimi giovani studiosi e di strutture estranee al circuito dell’Accademia.
Significativo, inoltre, è stato l’impegno profuso nel dar voce alle istanze che nuovamente – pur se faticosamente – son tornate a proporre valori alti e orizzonti di progresso e di trasformazione della società. La censura dell’industria culturale e del mercato aveva intanto radiato dai cataloghi e fatto sparire dalle librerie i testi fondamentali del pensiero critico.
Questa rimozione è stata una grave perdita per la formazione delle giovani generazioni, private di strumenti fondamentali di studio, di punti di riferimento essenziali.
La cultura contemporanea, mutilata dei testi che hanno costituito la parte più viva e critica di essa, era abbandonata alla pericolosa e diffusa deriva del “pensiero unico” della cosiddetta società “globalizzata”.
Nel confuso vociare dei mezzi di comunicazione di massa, dei politici, degli accademici, dell’”industria culturale” tesi – grazie a tecniche sempre più raffinate di persuasione – a perseguire fini particolari, l’uomo, espropriato di una autentica dimensione pubblica – cioè propriamente politica – smarrisce la sua capacità di orientamento e si áncora ad opinioni superficiali attinte ai mezzi di persuasione di massa.
Soprattutto i giovani – unica speranza di rinnovamento –, privati di autentici valori, di idee-forza e di effettiva conoscenza da una scuola e da un’università immiserite e devastate, sono disorientati, costretti alla passività e abbandonati alla disperazione del conformismo o rischiano di disperdere la loro naturale insofferenza in generose ma autoreferenziali e sterili esperienze.
All’accavallarsi confuso delle opinioni, alle mistificazioni ideologiche di vario genere, deve contrapporsi un atteggiamento scientifico che non può scaturire dal positivistico accumulo di dati, dall’angustia specialistica, dall’erudizione sterile che affliggono la cultura universitaria, rendendola completamente inoperosa. Il nuovo potrà venire solo da donne e da uomini disinteressati, tesi cioè all’universale anche nella loro vita pratica, e lontani quindi dai luoghi di potere, sia dall’industria culturale tesa al profitto, sia dall’accademia che fagocita i suoi membri, persi nei meandri del carrierismo.
Discorso sull’uomo e discorso sulla natura possono e debbono avvicinarsi ed essere ricondotti ad unità all’insegna di una critica dello specialismo positivistico, dell’empirismo angusto e di una ripresa della riflessione teorica che abbia di sfondo la totalità del sapere, la centralità della teorizzazione nella scienza, ma non certo per rifugiarsi in una sfera di pura contemplazione, ma, anzi perché l’agire, per essere veramente efficace, dev’essere illuminato dalla rigorosa conoscenza scientifica della realtà.
A questo compito di trasformazione troppi intellettuali oppongono da tempo la loro scettica indifferenza o il loro aperto tradimento: essi – molto spesso vicini ai luoghi del potere, al soldo dell’”industria culturale” tesa soltanto al profitto e alla persuasione, persi nei meandri del carrierismo – hanno subordinato la loro funzione a interessi pratici ed egoistici, estranei all’avanzamento della conoscenza e, con essa, al miglioramento della condizione umana. L’accademia, la “politica” – intesa ormai come servizio di interessi particolari –, l’”industria culturale”, hanno consentito che il sapere umano fosse ancor più funzione di un sistema di diseguaglianza e di sfruttamento snaturando il ruolo degli intellettuali, hanno devastato la cultura e le coscienze, hanno seminato egoismo, sfiducia e avvilimento, hanno dato luogo a un deserto.
È attraverso questo deserto che bisogna intraprendere un lungo cammino, sulla traccia di Tommaso Campanella che nel concetto di proprietà scorgeva “la nascita dell’egoismo” e che offriva nella “spropriatezza” e nello Stato-comunità della “Città del Sole” l’orizzonte di una vita autenticamente umana.
Le Edizioni La Città del Sole hanno portato il proprio autonomo contributo a questo percorso: sostenitrici dell’unità e dell’universalità del Sapere, hanno profuso il proprio impegno soprattutto nel campo della filosofia, della storia, della politica, della sociologia e di settori specifici delle scienze naturali, proponendo ai lettori – soprattutto ai giovani – opere utili per lo studio e la comprensione del mondo contemporaneo e per la formazione del pensiero moderno.
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Una nuova sfida
La crisi economica e le tecnologie digitali hanno messo a nudo limiti e incongruenze anche dell’editoria e ne hanno fatto esplodere le contraddizioni.
Naturalmente i poteri forti del settore editoriale utilizzano questa crisi per aumentare il controllo oligopolistico sulla produzione e sulla diffusione della cultura eliminando o incorporando piccole e medie case editrici e librerie.
Ma in gioco c’è ben altro che la concentrazione del capitale anche in questo settore: il controllo totale di strumenti fondamentali della ricerca, del dibattito e della formazione culturale dovrebbe portare a compimento la strategia dell’assoluto assoggettamento ideologico della società da parte del “pensiero unico” dominante realizzata attraverso la diserzione di organismi culturali o politici e di intellettuali “democratici”, il controllo dei media e, soprattutto, il degrado e la dequalificazione dell’intero sistema formativo scolastico e universitario con la complementare drastica riduzione e la distorta finalizzazione dei fondi per la ricerca.
Opporsi a questo disegno è compito irrinunciabile per chiunque voglia contrastare anche su terreni diversi la deriva di imbarbarimento definitivo che la gestione capitalistica della mondializzazione sta realizzando. Si tratta di impegno di eccezionale difficoltà e complessità. Nondimeno va assunto.
Le Edizioni La Città del Sole hanno deciso di fare la propria parte accettando la sfida in quello che è uno dei punti nodali della strategia da contrastare, a partire dalla condizione particolarissima d’essere una struttura motivata dall’impegno culturale e politico, ma che opera sul terreno economico.
Abbiamo ritenuto che ci fossero soltanto due scelte da compiere, forti e coerenti con la nostra tradizione culturale e politica: puntare sull’uso mirato delle nuove tecnologie, che hanno contribuito a far esplodere le contraddizioni del settore, ma che offrono anche concrete opportunità a chi voglia operare in controtendenza con le scelte del capitale monopolistico; mettere in campo in modo diretto le risorse umane disponibili a questa battaglia di civiltà investendo le loro intelligenze non soltanto per contrastare il disegno sciagurato in atto, ma per introdurre il maggior numero possibile di giovani e di lavoratori alle categorie interpretative e al metodo del pensiero critico marxista.
Stiamo già riorganizzando le Edizioni “La Città del Sole” riconvertendo la produzione alle nuove tecnologie digitali e aprendole alla partecipazione attiva di intellettuali e militanti decisi a finalizzare la propria tensione ideale, l’intelligenza e l’impegno in questa lotta.
Sergio Manes,
fondatore della Casa Editrice
«La Città del Sole»

Comunista irriducibile, iscritto al PCI di Napoli negli anni ’60, Sergio Manes ne uscì poco tempo dopo per entrare a far parte, fino al 1979, del Pcd’I m-l affiancando sempre alla sua militanza politica la battaglia culturale legata alla realtà delle masse operaie e popolari e intesa come espressione delle loro lotte, proponendo già allora, con le Edizioni di cultura operaia, di «rompere gli schemi e i circuiti dell’ideologia dominante che mistifica, occulta e confonde». Negli anni successivi, pur senza la militanza di partito, non rinunciò mai all’impegno politico e sociale: nella questione sindacale come in campo politico continuò a stare sempre a fianco dei compagni operai dell’Italsider di Bagnoli nella loro ferma opposizione alla progressiva chiusura dello stabilimento fino alla sua dismissione che avrebbe portato, a Napoli, un duro colpo al ruolo sociale, politico e culturale della classe operaia. I momenti critici dell’“autunno caldo” venivano scanditi dalle lotte di un movimento operaio – quello di Bagnoli, la cui storia si intesseva con il quartiere di appartenenza e con tutto il territorio cittadino – caratterizzato da consapevolezza e combattività, esperienze di rappresentanza peculiari e forte senso di solidarietà. La “subalternità politica” del sindacato ne ha infranto l’identità e lo spirito collettivo e il processo di de-industrializzazione ha inciso profondamente sulla città. Ed è proprio per ciò che questa vicenda ha rappresentato in virtù delle scelte economiche e politiche del capitale, che si ripropone, qui, un’intervista, organizzata e curata da Sergio Manes, a operai e delegati della fabbrica e apparsa nel 1982 su “Interstampa” (rivista attorno alla quale, dai primi anni ’80, si organizzava la battaglia interna al PCI contro i processi di socialdemocratizzazione di questo partito). Anni dopo, in occasione della svolta della Bolognina, Manes aderì nuovamente al PCI per sostenere il Fronte del NO e, successivamente, si iscrisse a Rifondazione Comunista, partito nel quale tentò di promuovere la riflessione autocritica, la ricerca teorica, l‘impegno culturale anche attraverso un’iniziativa editoriale. Quest’ultima proposta non fu recepita come la necessità di rispondere alle esigenze di una conoscenza rigorosa, premessa dell’“agire” politico, e la necessità di orientare davvero nella desertificazione delle coscienze operata dall’industria culturale asservita al potere, e non venne mai attuata. Nacquero, quindi, dai rapporti e dalla collaborazione di quanti intendevano realizzare studi, ricerche e analisi, le edizioni di Laboratorio Politico per offrire strumenti di informazione, formazione e ricerca rispondenti alle esigenze di quegli anni; nel mentre – attraverso la creazione dell’Associazione “L’Internazionale” – Manes continuava ad essere punto di riferimento di quanti, soprattutto i giovani, esprimevano il desiderio di conoscenza, di approfondimento, di dibattito. Tempo dopo, uscito anche da Rifondazione, diede vita al Centro Culturale e alle edizioni La Città del Sole «… con il preciso scopo di sostenere la ripresa del pensiero critico, con attenzione particolare – ma non esclusiva – al pensiero marxista, e con l’obbiettivo di dar voce e visibilità anche alla produzione di giovani studiosi che, pur validissima sul piano scientifico, trova difficilmente sbocchi e accoglienza nei cataloghi di una editoria condizionata o subordinata alle logiche di mercato, le uniche che l’industria culturale persegue, soffocando e disperdendo le energie e i risultati scientifici che non obbediscono a una logica di profitto».
Il Centro Culturale La Città del Sole, dotato di numerosi fondi librari e di materiali documentari (la Biblioteca Concetto Marchesi e l’Archivio che, nel gennaio 2017, con decreto della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Campania sono stati dichiarati “di interesse storico particolarmente importante”), è stato luogo di incontro e di iniziative per le più diverse attività sociali, culturali e ricreative di associazioni, giovani, donne, immigrati, ecc., organizzate in proprio, realizzate con collaborazioni esterne o semplicemente ospitate: seminari e laboratori di storia e filosofia, dibattiti, tavole rotonde, convegni e meetings locali su questioni economiche, sociali, sindacali, iniziative culturali delle diverse comunità di immigrati, riunioni e attività di organismi impegnati sul fronte della solidarietà internazionale, della pace, dell’antimperialismo, presentazioni di libri, mostre, spettacoli teatrali, performances di musica, cineforum e tanto altro ancora. Tra le tante iniziative ebbe una vasta eco il convegno tenutosi a Napoli nel 2003, promosso dal Centro culturale con il patrocinio dell’Istituto italiano per gli studi filosofici e dell’Istituto di scienze filosofiche e pedagogiche dell’Università di Urbino su Problemi della transizione al socialismo in URSS.
«Quella della transizione dal capitalismo al socialismo è una delle questioni centrali della storia recente, che ha attraversato gran parte del’900, e ancora resta aperta nel nuovo millennio, sia in quei paesi che ancora si pongono in una prospettiva socialista, sia per quelle forze che intendono ricollocarsi e proseguire il proprio percorso in quella stessa direzione».
Parallelamente, alla cospicua produzione della casa editrice La Città del Sole hanno contribuito prestigiosi enti culturali e università nazionali e internazionali, autorevoli intellettuali ma anche giovani studiosi. Le relazioni intessute anche a livello internazionale hanno portato alla pubblicazione in italiano di opere di studiosi stranieri e alla collaborazione per edizioni in lingua con la Francia, la Spagna e alcuni paesi dell’America Latina. L’intensa attività e la ricchezza dei rapporti hanno anche favorito l’organizzazione di strutture di ricerca con specifiche competenze a supporto della produzione. Con la casa editrice, che oggi pubblica anche questa rivista, “Cumpanis”, si è tenuto vivo il pensiero critico marxista per confermarne la fondatezza e l’attualità ed è stata data voce a quelle istanze che proponevano il pensiero “critico e dialettico” contro “la deriva del ‘pensiero unico’ della cosiddetta società globalizzata” riportando al centro lo studio e la comprensione del mondo contemporaneo e quei valori atti alla trasformazione della società.
«Non si possono estirpare dalla coscienza i principi e le prospettive di giustizia sociale, non si può togliere alle nuove generazioni la prospettiva di una società diversa».